L’Asti DOCG: prodotto italiano d’eccellenza

Manca veramente poco all’arrivo del nuovo anno. Il miglior modo per accogliere il 2014 è quello di fare il brindisi della mezzanotte con un Asti spumante. Ma non prima di aver gustato il dessert del cenone insieme a un Moscato d’Asti. Entrambi i vini fanno parte dell’Asti DOGC. Impariamo a conoscerli e ad apprezzarli, come all’estero!

La storia dell’Asti DOCG risale al primo dopoguerra. Il consorzio nacque nel 1932 a tutela del Moscato d’Asti e dell’Asti spumante. La produzione dei due vini crebbe rapidamente fino a raggiungere i 40 milioni di bottiglie negli anni ’70. Oggi se ne producono più del doppio, ma la qualità è rimasta sempre la stessa.

C’è molta confusione riguardo all’Asti DOCG, e ciò genera imbarazzanti errori anche da parte dei ristoratori. Questa etichetta infatti raccoglie due vini ben distinti tra loro. Il Moscato d’Asti è un vino bianco privo di bollicine e adatto per i dolci o per alcuni formaggi. Ha un colore paglierino ed è molto aromatico.

Zona di produzione dell'Asti DOCG

Zona di produzione dell’Asti DOCG. © Megan Mallen.

L’Asti spumante è invece il re degli spumanti italiani. La spumantizzazione si ottiene con un processo produttivo a bassa temperatura che limita la fermentazione e conserva un’alta quantità di fruttosio. Il risultato sono le tipiche bollicine.

La vendita dell’Asti DOCG all’estero rappresenta il fiore all’occhiello dell’enologia italiana. Poco apprezzato nel Belpaese, ogni giorno riesce a stregare i palati sopraffini di tutto il mondo.

Le zone di produzione dell’Asti DOCG sono sempre le stesse, da quasi un secolo. Il disciplinare del consorzio consente solo la raccolta di uve Moscato Bianco nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo.

Queste terre hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con la vite. L’Asti DOCG infatti non è l’unica eccellenza della zona. Il Grignolino e il Dolcetto d’Asti sono vini DOC prodotti nell’omonima provincia, e simboli di una cultura enologica entrata nel DNA degli astigiani.

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